giovedì 18 settembre 2008

La storia che interessa e diverte (parte V)

Oltre a coprire il corpo, l'abbigliamento rivelava il ceto sociale di appartenenza di chi lo indossava; se alla fine del ‘400 e agli inizi del ‘500 tratto distintivo era una maestosa compostezza di linee, nella seconda metà del secolo, per influenza del gusto spagnolo e del rigore morale instaurato dal Concilio di Trento, le fogge divengono rigide e talvolta artificiose.

E' nel Rinascimento che nasce l’arte del tessere e del tingere i tessuti. I dipintori di stoffe, validi professionisti, a volte sono gli stessi pittori e affrescatori delle chiese. Diversamente dai secoli precedenti, anche l’arte laniera raggiunge livelli importanti, presentando tessuti dai colori sgargianti quali il rosso, il verde intenso, il nero e il turchino. Le vesti a disegno di broccato a risalto su fondo di seta o lana è moda tipicamente italiana, dovuta proprio a Genova e a Venezia, dove profondamente si rivelano i continui rapporti con l’Oriente. Un tessuto signorile, molto elegante, pratico, fluente nella morbidezza, bellissimo nei riflessi di luce è il velluto, che, magistralmente realizzato dai tintori, fu usato per secoli. Se raso e velluto monocromi e lavorati insieme erano indizio di grande raffinatezza a fine ‘400, nel ‘500 la combinazione vede insieme raso, velluto e laminati d’oro.
La combinazione trovò grande consenso se vennero emanate delle leggi tese a calmare l’esuberanza di quelle dame che amavano abiti vistosi,costosi e di grande sfarzo. Un severissimo editto genovese del 1512 esclude per le nobili l’uso di broccati d’oro e d’argento e limita a non più di tre il numero delle vesti di seta o lana; esclude i colori troppo appariscenti, come lo scarlatto. Ai bimbi sotto gli otto anni è permesso solo il velluto; per le fantesche sono proibite vesti di seta, reti in testa, finestrelle alle maniche, scollature troppo audaci e capelli posticci. Queste leggi, in parte disattese, riuscirono però a limitare l'ostentazione di quella ricchezza che i commerci avevano portato a Genova nel 1500, identificato anche nell’impiego di oro, argento e pietre preziose, copiosamente utilizzati per ornare gli indumenti.

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